AQUILE NELLA NEVE – W. BREEM

Questo mese vogliamo proporvi forse uno dei migliori romanzi storici del secolo scorso.
Stiamo parlando di “Aquila nella neve” di Wallace Breem.
Pubblicato per la prima volta nel 1970, ha consacrato definitivamente Breem, portandolo allo stesso livello di scrittori quali Robert Graves, Mary Renault o Patrick O’Brian.
Fedele fin nei minimi dettagli alla verità storica, Breem ci racconta la caduta di Roma con un ritmo da lasciare senza fiato. Infatti il protagonista del romanzo è il veterano Paulinus Maximus che deve difendere i confini della Britannia dalla costante minaccia di popolazioni come Pitti, Scoti, Attacotti e Sassoni.
In questa prima parte del romanzo il lettore è catapultato sui camminamenti del Vallo di Adriano, o nei vari fortini e presidi militari del Vallo stesso e scopre come i soldati di frontiera vivevano in quelle terre desolate e lontane da ogni tipo di comodità e tranquillità; erano legionari e ausiliari quasi dimenticati da Roma e dalle sue istituzioni, ma che dovevano difendere una regione importante grazie alle sue riserve minerarie.
Il coraggio, la lealtà e l’esperienza militare dimostrata valgono al nostro protagonista una carica molto prestigiosa e impegnativa: diviene legato di una legione che deve costituire e rimpinguare per volere del magister militum dell’Occidente, Stilicone. Egli infatti ha bisogno di soldati sul limes del Reno, poiché una coalizione di Marcomanni, Quadi, Vandali e Silingi minacciano direttamente l’Impero Romano, mentre l’Imperatore Onorio assiste alle lotte dei suoi polli a Ravenna.
Mentre Paulinus Maximus prepara e potenzia il limes e cerca un accordo pacifico con i vari capi germanici, Stilicone deve vedersela con Radagaiso, un capo Ostrogoto che saccheggia gran parte dell’Italia Centro Settentrionale, sconfiggendolo nei pressi di Fiesole nel 406 d.C.
Intanto la Britannia conosce il suo ennesimo usurpatore in Costantino, con il quale il nostro protagonista aveva già avuto a che fare.
Ma la narrazione ha il suo cuore nella strenua e ardua difesa dei legionari e ausiliari stanziati sul limes. Maximus deve fare i conti con il freddo, la scarsezza di cibo e le lamentele delle città vicine come Moguntiacum e Augusta Treverorum, che non vogliono interrompere i loro traffici oltre il limes e dare il sostentamento alle legioni stanziate.
A questo punto la narrazione si fa avvincente: veniamo a conoscenza di come si difendeva il limes sul Reno, del ruolo delle città vicine, dei comandi militari e civili per poter far fronte alla minaccia barbara.
Questa è la storia, certo romanzata ma molto fedele ai fatti storici, in cui il lettore può notare il grande dispendio di energie che l’autore ha dovuto affrontare per raccontarci e renderci partecipi di come l’ultima Aquila finì distrutta da un fiume di ghiaccio nell’Anno del Signore 406, o, per dirla come i grandi storici antichi, nell’anno 1159 ab Urbe condita.

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